Automotrice Diesel ALn 776.1001

Dati tecnici

Anno di costruzione 1939 Massa in servizio 31000 Kg
Costruttore FIAT, Torino Massa aderente 8000 Kg
Rodiggio (1A)-(A1) Velocità massima 90 Km/h
Lunghezza totale 23000 mm Diametro ruote motrici 910 mm
Motore 2 x FIAT 356 C Potenza massima 230 CV
Cilindrata,
Disposizione
9972 cc
6 cilindri in linea
Ciclo Diesel, iniezione diretta
Cambio Meccanico FIAT Numero rapporti 4
Frizione Monodisco a secco Trasmissione finale Ponte invertitore
Freno Automatico WU-P Posti a sedere 72
Comando multiplo sino a 2 unità

A chi apparteneva

Ferrovie dello Stato

Storia

La S.F.E.N. (Società Ferrovie Elettriche Novaresi) era l’amministrazione esercente originaria della ferrovia Biella San Paolo-Novara che però, per ragioni principalmente di carattere tecnico ed economico, dovette quasi subito mutare la propria ragione sociale in S.F.B.N. (Società Ferrovia Biella-Novara).

Questa società per garantire il servizio viaggiatori sulla propria linea si rivolse alla FIAT di Torino per acquistare un lotto di sette automotrici già in parte costruite e in origine previste per le Ferrovie Egiziane, ma che a causa dell’inizio del secondo conflitto mondiale non raggiunsero mai il Paese africano.

Presso la S.F.E.N. queste automotrici andarono a costituire il gruppo AUTO 2N BC 76 con i progressivi da 01 a 07. La complicata classificazione stava ad indicare che si trattava di un’automotrice (AUTO) dotata di due motori a nafta (2N) con scompartimenti di 2° e 3° classe (BC) e 76 posti a sedere (76). Presero servizio a Biella nel dicembre del 1940

Come modello costruttivo, le nostre macchine si rifacevano alle ALn 556 fornite alle Ferrovie delle Stato, dalle quali riprendevano gli stessi motori, con la variante dell’iniezione indiretta al posto di quella diretta, e relative apparecchiature e la presenza del comando multiplo. La sostanziale differenza rispetto alle ALn 556 era la cassa decisamente più grande, grazie alla quale fu possibile aumentare il numero dei posti a sedere e ricavare un compartimento per il messaggere postale, e la totale assenza del riscaldamento, data l’originaria destinazione.

Queste unità ben presto si rivelarono non molto adatte al servizio da svolgere, a causa della potenza dei motori, troppo scarsa per affrontare la tratta da Rovasenda a Biella, che presenta pendenze fino al 20 per mille. Un’altra nota dolente era data dall’assenza dell’impianto di riscaldamento, alla quale venne in seguito posto rimedio con l’adozione di un sistema a circolazione d’aria riscaldata dai gas di scarico dei motori.

Lo schema di coloritura dell’automotrice prevedeva per la parte bassa della cassa, al di sotto della linea dei finestrini, il blu scuro, mentre per la fascia dei finestrini e per tutto il ricasco del tetto il bianco, ed infine l’alluminio sull’imperiale.

Le prime cinque unità rimasero inattive presso il deposito di Biella San Paolo fino al marzo del 1943, cioè fino al momento in cui la società non riuscì ad ottenere il carburante necessario al loro funzionamento. Le ultime due unità invece, appena consegnate vennero cedute in prestito alla S.F.B. (Strada Ferrata di Biella) che le utilizzò sulla Biella-Santhià.

Dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, oltre ai normali servizi svolti tra i due capilinea, la S.F.B.N. istituì due coppie di diretti tra Biella e Milano. Il grande successo ottenuto da questi treni indusse la società ad aumentare la composizione del convoglio per Milano al mattino e di quello per Biella della sera, con l’aggiunta di una vettura a due assi intercalata tra un’automotrice e l’altra. Tale rinforzo avveniva esclusivamente sulla tratta Cossato-Milano e viceversa per non creare problemi alle macchine a causa dell’elevata pendenza esistente verso Biella. Oltre ai perditempo per l’aggancio e lo sgancio di detta vettura a Cossato, altre noie di natura tecnica (interferenza dei predellini della vettura con la terza rotaia che forniva l’alimentazione alle elettromotrici “varesine” tra Milano e Rho e la difficoltà di garantire il comando multiplo fra le due automotrici) portarono però, nel giro di poco tempo, ad abbandonare questa soluzione. Per ovviare a tutto ciò, la direzione d’esercizio istituì poi una terza coppia di treni.

In seguito al riscatto della linea da parte dello Stato, avvenuto nel 1961, le automotrici furono incorporate nel parco delle FS e subirono alcune modifiche, allo scopo di prolungarne la carriera. Innanzitutto fu modificato l’impianto di riscaldamento nell’ambiente viaggiatori, sistemando sotto i sedili dei radiatori alimentati con l’acqua di raffreddamento dei motori; inoltre i sedili della ex terza classe (nel frattempo soppressa) vennero dotati di una leggera imbottitura con un rivestimento in finta pelle di colore verde.

Contestualmente venne imposta la classificazione secondo i criteri FS, secondo cui le macchine vennero immatricolate ALn 776.1001-1007 e fu adottata la livrea castano e isabella, caratteristica delle Ferrovie dello Stato. Con questi accorgimenti le sette “nuove” ALn 776 circolarono ancora tra Biella, Novara e Milano per circa un decennio, sostituite poi dalle più moderne, veloci e confortevoli ALn 772.

A partire dal 1970 furono progressivamente tolte dal servizio ed accantonate. L’ultima macchina ad essere radiata fu la 1006 nel 1972 che raggiunse le altre unità presso il deposito locomotive di Alessandria, dove erano state concentrate.

Nel 1974 la Ferrovie del Gargano (FG) si fecero avanti acquistandone sei con l’intenzione di trasformarle, previa smotorizzazione, in rimorchiate. Trasferite in Puglia, attesero per alcuni anni la preventivata modifica, ma gli elevati costi dell’operazione e l’arrivo di sovvenzioni statali indussero le FG ad acquistare del materiale di nuova costruzione. A questo punto, per le simpatiche ALn 776 non ci fu più via di scampo e furono tutte demolite, ad eccezione della 1001, che fu acquistata dalla segheria “Pedona” di Borgo S. Dalmazzo (CN), ove venne utilizzata come ufficio e magazzino sino alla costruzione della nuova palazzina uffici.

Ritrovata nel 2004 e recuperata dal Museo Ferroviario Piemontese grazie al contributo della Compagnia di San Paolo, nel 2007 è stata avviata al restauro estetico e recupero funzionale, che si è concluso nell’estate del 2011, dopo le vicissitudini seguite al fallimento della Metalmeccanica Milanesio di Moretta, cui erano stati affidati i lavori.

Ora attende il completamento delle procedure per la reimmatricolazione.

Dove si trova

Esposta presso la sede di Savigliano

Rotabile restaurato con il contributo di

Logo Compagnia di San Paolo

Attenzione - Browser non aggiornato

Per vedere il sito correttamente aggiorna il tuo bwroser. Aggiorna il mio browser

×